14 Mag Laboratorio Triciclo
È il 1996 quando il responsabile della Cooperativa Ruah percepisce la mancanza di opportunità lavorative come limite all’integrazione degli immigrati nel territorio. Non bastava offrire loro un alloggio: c’era bisogno di formazione, di imparare un lavoro e avere accesso a un reddito per procedere verso la via dell’autonomia. Nasce allora il Laboratorio Triciclo per garantire a queste persone il primo approccio al mondo del lavoro. Nei primi mesi del 1997 un obiettore di coscienza e un operatore senegalese iniziano a recuperare oggetti d’arredo e a riportarli a nuova vita per reintrodurli nel ciclo del consumo, formando e coinvolgendo un numero sempre crescente di immigrati. A maggio 1997 inizia in modo sistematico la raccolta di mobili, elettrodomestici, vestiti e tutto ciò che viene scartato dalla gente. Poco alla volta l’attività del Laboratorio Triciclo viene conosciuta e riconosciuta dai cittadini e inizia a crescere la domanda di ritiri dell’usato ma anche la richiesta di completare la filiera con un vero e proprio punto vendita. Di lì a poco vengono aperti due punti vendita, il “Puntovendita Triciclo” e il negozio di abiti usati “Ri-vestiti”, che ampliano ulteriormente la possibilità di nuovi posti di lavoro e promuovono la cultura dell’usato di qualità.
Modello di business
Triciclo oggi è un’attività imprenditoriale interna alla cooperativa. I migranti sono sia dipendenti (circa 20 dei 50 dipendenti totali) che soci. Ci sono anche tirocinanti (circa 100 all’anno). Questi ultimi sono richiedenti asilo che, non potendo lavorare, effettuano attività di formazione e di piccole esperienze lavorative presso Triciclo. Triciclo ha migliaia di clienti, si sostiene con le proprie forze e ha negozi propri. Nel 2017 si prevede l’apertura di nuovi punti vendita e l’espansione dell’attività di gestione dell’usato (anche con un nuovo filone sui vestiti usati).
